Niki de Saint Phalle
MUDEC – Milano
Fino al 16 Febbraio 2025

di Redazione Spectrum Web
23 Novembre 202451

Fino al 16 febbraio 2025, presso il MUDEC di Milano, sarà possibile visitare la retrospettiva dedicata al lavoro di Niki de Saint Phalle, realizzata con la curatela di Lucia Pesapane.

La mostra è la prima antologica completa organizzata in un museo italiano e celebra l’artista franco-americana, conosciuta per le sue grandi e colorate Nanas, ma con una produzione ben più ricca di cui la mostra rivela anche il lato impegnato, attraverso una diversa lettura della sua opera.

Strutturato in otto sezioni, il percorso espositivo racconta la vita artistica di Niki de Saint Phalle, dagli esordi fino agli ultimi lavori, in un ritmo diacronico ma anche fortemente antologico che ripercorre, attraverso il mondo colorato, polimorfo, tondeggiante e materno delle sue Nanas (e non solo), una vita personale molto meno gioiosa. Negli anni l’artista ha dovuto spesso distruggere per elaborare il dolore e per poi ricostruire, rompendo gli schemi attraverso intense provocazioni, per lasciare alla fine un’impronta duratura nel mondo dell’arte.

Realizzata in collaborazione con la Niki Charitable Art Foundation, la mostra espone centodieci opere, di cui una decina di grandi dimensioni, oltre a una elegante selezione di vestiti della Maison Dior, che ricordano anche il suo passato di modella nei bellissimi scatti fotografici che la ritraggono e che contemporaneamente raccontano al pubblico una visione personale molto “pop” dell’arte, intesa come percorso verso l’affermazione del femminile.

Niki de Saint Phalle, ‘donna e artista’ (come lei stessa amava definirsi), pittrice, scultrice, autrice di film sperimentali, performer, sfugge a una definizione univoca. Le sue opere monumentali, tra cui parchi e sculture pubbliche, si intrecciano con una riflessione più personale ed a volte struggente. Da un lato, è vista come una celebrità indipendente e orgogliosa della sua arte; dall’altro, la sua fragilità fisica e le numerose disuguaglianze e discriminazioni sociali a cui ha assistito nel corso della vita ne fanno emergere la sua umanità e sensibilità nei confronti dei più fragili.

Vissuta in un’epoca di grandi cambiamenti sociali e artistici – dal movimento femminista degli anni Sessanta e Settanta al Nouveau réalisme di cui fu protagonista – Niki de Saint Phalle è stata una delle artiste che maggiormente ha sfidato gli stereotipi di genere attraverso l’arte, esprimendo la propria identità per mezzo della femminilità, la sensualità e l’amore per la vita come creazione.

 

 

Niki de Saint Phalle (Neuilly-sur-Seine 1930 – San Diego 2002)

Nata Catherine-Marie-Agnès Fal de Saint Phalle, Niki è stata una pittrice, scultrice, regista e realizzatrice di plastici franco-americana. Figlia di un’attrice statunitense e di un banchiere francese, si trasferirà nel 1937 a New York. Niki studia presso scuole cattoliche e pubbliche, ma il suo carattere ribelle la porta a cambiare spesso scuola. La vita negli Stati Uniti si alterna con le vacanze estive presso i nonni al castello Filerval in Francia. La doppia nazionalità contribuirà a farne una cittadina del mondo, poliglotta e legata ad amicizie internazionali. All’età di 11 anni il padre abusa di lei (dopo decenni l’esperienza traumatica diventerà oggetto di un libro illustrato pubblicato dall’artista nel 1994). Dal 1948 si manifestano chiaramente le inclinazioni artistiche di Niki. La prima tappa della sua carriera si esprime in ambito letterario. In seguito studia teatro e sogna di diventare attrice. In questo periodo posa come modella per le Vogue e Life, quindi si orienta verso il mondo del cinema. Nel 1950 sposa lo scrittore Harry Mathews con cui avrà due figli, Laura (1951) e Philip (1954). Mathews studia musica e Niki comincia a dipingere. Nel 1952 si trasferiscono a Parigi, dove Niki si dedica al teatro e Mathews alla musica. A seguito di una grave crisi nervosa Niki viene ricoverata in ospedale a Nizza e scopre nella pittura la sua terapia e da qui decide di dedicarvisi completamente. La sua prima personale si tiene nel 1956 a San Gallo in Svizzera, occasione in cui conosce Jean Tinguely ed Eva Aeppli. Nel 1960 Niki si separa dal marito e inizia a condividere con Tinguely uno studio a Parigi. Nei primi anni sessanta realizza i Tiri o Shooting paintings: una serie di azioni durante le quali il pubblico o l’artista stessa spara con la carabina su dei rilievi di gesso nei quali si trovano dei sacchetti di pittura, che esplodono al momento dell’impatto. Grazie alla mostra del 1961 Comparaison: Peinture-sculptureœ al Museo d’Arte Moderna di Parigi, cui è invitata da Tinguely e Spoerri comincia a diventare nota ed entra a far parte, unica donna, del gruppo dei Nouveaux Realistes. Partecipa con Rauschenberg, Johns e Tinguely al concerto Variations Il di John Cage che si tiene presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Parigi. Nel 1963 Niki si trasferisce con Tinguely a Soisy-sur-École, nelle vicinanze di Parigi ed a partire dal 1965 esplora la rappresentazione artistica femminile e realizza delle figure a grandezza naturale. Queste opere prendono progressivamente consistenza diventando le Nana. Nel 1966, per il Moderna Museet di Stoccolma, realizza Hon/Elle, una gigantesca Nana incinta di 28 metri di lunghezza, 6 metri di altezza e 9 metri di larghezza, stesa sul dorso come in procinto di partorire. Nel seno sinistro dell’opera viene installato un piccolo planetario mentre nel seno destro si trova un bar. I visitatori possono entrare nell’opera passando per la vagina e ciò suscita roventi polemiche. Nel 1971 sposa Tinguely e dalla loro unione, anche artistica, scaturiscono opere eccezionali ed originali come il Ciclope di Milly-la-Forêt, la Fontana Stravinsky di Parigi, la fontana di Chatêau-Chinon e il Giardino dei Tarocchi di Garavicchio. Il Giardino dei Tarocchi, opera ispirata dal Parco Güell di Gaudì, comincia a prendere forma nel 1979. Si tratta di un gruppo di ventidue sculture monumentali alcune delle quali sono abitabili, ispirate agli arcani maggiori dei Tarocchi, costruite in cemento armato e ricoperte da un mosaico di specchi, vetri e ceramiche colorate. Per finanziare il Giardino dei Tarocchi la Saint P lancia una linea di profumi. Negli anni successivi partecipa attivamente alla campagna contro l’AIDS e in collaborazione con il professor Silvio Barandun scrive ed illustra un libro, AlDS: You Can’t Catch it Holding Hands, tradotto in cinque lingue. L’artista si trasferisce in California, dove realizza un gruppo di otto serigrafie intitolato Diario Californiano e lavora con l’architetto Mario Botta sul progetto della costruzione di un’Arca di Noè monumentale per la città di Gerusalemme. Muore nel 2002 per una malattia respiratoria.