© 1962 – The Robert Indiana Legacy Initiative
Tra gli eventi collaterali alla 60ma Biennale di Venezia spicca una mostra dedicata all’opera dell’artista Robert Indiana. Presso lo storico complesso delle Procuratie Vecchie, recentemente restaurato da David Chipperfield, architetto vincitore del premio Pritzker, sarà esposta, fino al 24 Novembre, The Sweet Mystery esposizione curata dallo Yorkshire Sculpture Park.
La mostra, curata da Matthew Lyons, rappresenta la più rilevante esposizione dell’artista in Italia e presenta oltre quaranta opere, tra dipinti e sculture, che esplorano la condizione umana e la fede in tempi tumultuosi.
L’esposizione, sviluppata con The Robert Indiana Legacy Initiative, offre una prospettiva rivelatrice sull’opera di Indiana, incentrata sui temi fondamentali della spiritualità, dell’identità e della condizione umana, essenziali per comprendere l’evoluzione creativa dell’artista. Le opere in mostra ripercorrono sei decenni della carriera di Indiana e comprendono opere giovanili significative, alcune delle quali poco esposte.
Figura tra le più influenti dell’arte americana del secondo dopoguerra, Robert Indiana è divenuto celebre per la sua serie iconica LOVE. Tra le figure leader della Pop Art, Indiana si è distinto per aver affrontato rilevanti questioni sociali e politiche, inserendo nelle sue opere profondi riferimenti storici, letterari e biografici. Il titolo della mostra è tratto da uno dei primi dipinti in cui Indiana ha inserito le parole, una pratica poi divenuta cifra stilistica della sua carriera.
Sulla sua opera così si è espresso Simon Salama-Caro, fondatore e direttore di The Robert Indiana Legacy Initiative: << È meraviglioso constatare come l’eredità artistica di Bob sia ora riconosciuta alla Biennale di Venezia, dove le sue opere possono essere apprezzate sotto una nuova prospettiva accademica […] Con il passare degli anni è sempre più evidente come Indiana -sia stato uno dei più grandi artisti della nostra epoca. Aveva la straordinaria capacità di immergersi profondamente nello spirito del suo tempo, realizzando opere complesse, innovative, stratificate e di grande intensità emotiva.
Anche Clare Lilley, direttrice dello Yorkshire Sculpture Park, non manca di sottolineare come
“la reazione del pubblico all’opera di Robert Indiana testimonia la continua importanza di questo straordinario artista per le nuove generazioni. Indiana ha risposto al mondo materiale reinventando e assemblando oggetti e immagini in un linguaggio nuovo, che amplifica le preoccupazioni politiche e sociali e promuove l’unità, l’accettazione e l’amore. È entusiasmante osservare come la sua opera interagisce con l’architettura delle Procuratie Vecchie e con un pubblico nuovo”.
Robert Indiana (New Castle 1928 – Vinalhaven 2018)
All’anagrafe Robert Clark è stato un artista, scenografo e costumista americano, esponente di spicco della Pop Art. Nel 1954, con il trasferimento a New York, Indiana conobbe il movimento della Pop Art e vi aderì, integrando nel movimento le sue “poesie scultoree”. Nel 1964 apparve nel film Eat di Andy Warhol, caratterizzata da un’unica ripresa di 45 minuti in cui Indiana mangia un fungo. L’opera di Indiana è sempre stata essenziale, ma efficate, con l’utilizzo di immagini semplici ma audaci, a tal punto da diventare iconiche. È noto anche per aver dipinto lo straordinario campo da basket un tempo usato dai Milwaukee. L’immagine più nota tra quelle realizzate da Indiana è senza dubbio la parola love a lettere maiuscole, disposte in un quadrato con la lettera O inclinata. Questa immagine, creata dapprima per una cartolina natalizia per il MoMA, fu inclusa nel 1973 in un francobollo da otto centesimi emesso dal servizio postale degli USA. L’opera fu al centro di una controversia per il suo sfruttamento, Indiana infatti non riuscì a registrare i diritti d’autore per la sua immagine e pertanto trovò difficoltà a scoraggiarne l’uso non autorizzato. L’opera è stata riprodotta e parodiata innumerevoli volte in sculture, manifesti e soprammobili da tavolo tridimensionali. Ne sono state fatte versioni in numerose lingue. Una versione, originale e autorizzata, dell’opera si trova esposta all’ingresso del MAST di Bologna. Indiana, dopo il movimentato soggiorno newyorchese, nel 1978 si trasferì sulla più tranquilla isola di Vinalhaven nel Maine, dove morì quarant’anni dopo. Nel frattempo continuò a frequentare il mondo dell’arte seppur da un punto di partenza più distaccato. Dopo gli attentati dell’11 Settembre 2001, produsse la serie denominata Dipinti della pace (Peace Paintings), che furono esposti a New York nel 2004 e successivamente in tutto il mondo. Nel 2022 nacque The Robert Indiana Legacy Initiative, un’istituzione impegnata a diffondere la conoscenza dell’opera di Robert Indiana. Rivolta a curatori, studiosi, collezionisti, professionisti del mercato dell’arte e al grande pubblico, gestisce una collezione e un archivio delle opere dell’artista, promuove e sostiene mostre e installazioni pubbliche, assiste e promuove la ricerca accademica su Indiana e la sua carriera artistica.