Giuseppe Pitino
“Maria”

di Enzo Gabriele Leanza
4 Novembre 2024121

Passi incerti, voglia di rivedere, necessità di riabbracciare il tempo. Da queste semplici premesse prende avvio il lavoro di Giuseppe Pitino dedicato a sua madre. Un atto di amore sintetizzato in una breve sequenza di immagini che ci parlano di memoria.

Maria è una donna anziana, che “corre” incontro al passato, ritrovandolo in quel borghetto rurale in cui è nata e in cui ha vissuto i suoi primi anni di vita. Il luogo è in evidente stato di abbandono. Rimangono al suo interno pochi elementi che possono farci pensare al tempo della vita: una sedia, un cannizzo, un ombrello, un quadretto, dei piatti, la rete di un letto e un crocifisso sono le ultime tracce rimaste.

La natura attorno non si è ripresa tutto, ma quasi. Rimangono solo i muri di un edificio che resiste, magari con la segreta speranza di rinascere. Lungo quei muri Maria cammina, appoggiandosi spesso a ciò che rimane, metafora stessa della sua vita, e quel che trova non si vede nelle immagini, ma lo si intuisce col cuore.

Sicuramente Maria rivede sé stessa, non solo come “corpo” nelle fotografie di suo figlio Pippo, ma come “anima” che ritorna al tempo in cui, tra quelle mura, correva, rideva, piangeva, viveva. Si rende conto che di quel tempo non rimane più nulla, se non il sapore della memoria e quello di una pera, colta da un albero da cui magari anche in passato aveva raccolto i frutti o su cui si era arrampicata.

Maria, col suo vestito a pois, cammina ancora, incerta sul suo bastone, ma sotto lo sguardo vigile e affettuoso di suo figlio che la segue e la racconta a noi, ma soprattutto a sé stesso. Il fotografo ritrova così una madre che non conosce, una Maria bambina restituita a un tempo che non appartiene a Pippo, ma che Pippo scopre, comprendendolo attraverso l’atto fotografo che, come sempre, esercita con padronanza, per raccontare una vicenda intima e personale senza enfasi, ma con quel pizzico di necessaria retorica, che la rende una storia universale, che commuove sinceramente tutti noi.

 

 

 

 

Giuseppe Pitino (Modica 1959)

È un fotografo che ama il contatto con il mondo, la sua natura di reporter insieme a quella di  street photographer lo spingono a guardarsi costantemente intorno, non per cercare fotogrammi o inquadrature vuote di senso, ma storie e persone da fotografare ben sapendo di poter sempre scoprire un legame empatico con qualcuno e riempire con esso il senso delle sue fotografie. È membro attivo del Gruppo Fotografico Luce Iblea e ha perfezionato la sua tecnica frequentando numerosi workshop in Italia e all’estero.