Lartigue + Kertesz
Villa Mussolini – Riccione
Fino al 6 Aprile 2025

di Spectrum Web Team
5 Febbraio 202571

Fino al 6 Aprile, presso Villa Mussolini a Riccione, sarà visitabile la mostra Jacques Henri Lartigue e André Kertész. Maestri della fotografia moderna.

L’esposizione, curata da Marion Perceval e Matthieu Rivallin, è promossa dal Comune di Riccione e organizzata da Civita Mostre e Musei in collaborazione con diChroma photography e Rjma Progetti Culturali.

La rassegna rappresenta un’occasione unica per immergersi nel mondo di questi due artisti che, pur seguendo percorsi personali distinti, hanno catturato l’intensità e la poesia della vita quotidiana.

Il percorso espositivo propone un viaggio articolato in oltre scatti scatti inediti e iconici, che mette a confronto, ed in parallelo, le opere di Lartigue e Kertész, autori straordinari e, ciascuno a suo modo, fondamentali per l’evoluzione della fotografia moderna.

Per John Szarkowski, storico Direttore del Dipartimento di Fotografia del MOMA di New York, Lartigue è il precursore di ogni creazione interessante e viva realizzata nel corso del XX secolo”. Henry Cartier-Bresson considerava invece Kertész il suo maestro, dato che “qualsiasi cosa noi facciamo, Kertész l’ha fatta prima”.

 

 

 

Jacques Henri Lartigue (Courbevoie 1894 – Nizza 1986)

Sebbene sia considerato uno dei più significativi fotografi del Novecento, egli si presentò sempre come pittore. All’età di sette anni ricevette in regalo dal padre la sua prima fotocamera. Di fatto la sua attività di fotografo inizia qui: scatta e sviluppa le proprie foto dapprima con l’aiuto del genitore e subito dopo da solo. Ritrae il mondo che gli sta attorno: parenti e amici, e più in generale la quotidianità della borghesia. Raccoglie le sue fotografie in volumi: nel corso della propria esistenza arriverà a mettere insieme circa 130 album, con all’interno un totale di alcune decine di migliaia di foto. Sempre in questo periodo inizia un diario che porterà avanti per tutta la vita e che rappresenterà una sorta di “parallelo scritto” delle sue immagini: riflessioni, descrizioni, ma anche schizzi delle fotografie stesse. A partire dal 1904 inizia con alcuni esperimenti fotografici: forse l’esempio più rappresentativo di queste prove è costituito dalle sovrimpressioni per creare foto di “pseudo-fantasmi”. A partire dal secondo dopoguerra le immagini di Lartigue diventano sempre più diffuse, soprattutto sulla stampa cattolica. Nel 1954 viene fondata l’associazione Gens d’Images e Lartigue ne diviene il vicepresidente. Grazie alle iniziative culturali promosse da tale associazione Lartigue espone per la prima volta le sue fotografie: la mostra (collettiva) è organizzata alla Galérie d’Orsay nel 1955. In parallelo, comunque, porta avanti la propria attività di pittore che di fatto è e rimane la sua professione. Nel 1963 espone la sua prima personale fotografica al MoMA di New York e la rivista Life  gli dedica un servizio di dieci pagine sul numero di novembre, ossia lo stesso numero che riporta i fatti dell’assassinio di J. F. Kennedy. Lartigue aveva incontrato Kennedy, nel 1953, quando ancora era un giovane senatore, e per ironia della sorte i loro destini si incrociano di nuovo dieci anni dopo: l’evento tragico dell’omicidio del presidente degli Stati Uniti determinerà un’altissima tiratura del numero della rivista in questione, a sua volta essa determinerà una grandissima (e involontaria) pubblicità per Lartigue.  Nel 1966, in concomitanza con una mostra al Photokina di Colonia, pubblica l’Album de Famille. Tale opera, divulgata in tutto il mondo, rappresenterà la consacrazione del Lartigue fotografo. Nel 1970 pubblica Diary of a Century, raccolta di lavori a partire dagli anni trenta curata da Richard Avedon e Bea Feitler.

 

 

André Kertész (Budapes 1894 – New York 1985)

Tra i maggiori fotografi del XX secolo, per il suo lavoro ricevette notevoli riconoscimenti e fu di ispirazione per importanti artisti e fotografi suoi contemporanei. Dimostrò come qualsiasi aspetto del mondo, dal più banale al più importante, meriti di essere fotografato. Di carattere introverso, guidato principalmente dall’intuito, la sua opera è difficilmente classificabile. Nonostante la strada sia stata il soggetto principale e più stimolante delle sue fotografie, non era interessato alla cronaca o agli importanti eventi mondani, quanto alla possibilità di mostrare attraverso i grafismi delle moderne metropoli la felicità silenziosa di un istante. Nato in una famiglia della media borghesia ebraica, perse il padre a soli 15 anni. Nel 1912 si diploma all’Accademia commerciale di Budapest e compera la sua prima fotocamera, un apparecchio maneggevole che utilizza senza stativo e che gli permette di realizzare la fotografia Ragazzo dormiente, data come la sua prima immagine in cui un giovane addormentato è ripreso sullo sfondo della drogheria di famiglia. Si arruola nel 1915 nell’esercito austro-ungarico e parte volontario per il fronte russo-polacco. Porta con sé una piccola macchina fotografica, con la quale documenta la vita di trincea e le lunghe marce, evitando gli aspetti più crudi della guerra. Venne ferito alla mano sinistra rimanendo inabile per un anno. Nel 1925, a causa della depressione post bellica dell’Ungheria si trasferisce a Parigi, dove stavano convergendo altri importanti personaggi dell’arte d’avanguardia, tra cui Capa e Man Ray e dove conobbe Brassaï. Nel 1928, insieme a Henri Cartier-Bresson, iniziò a lavorare per la rivista Vu. Nel 1929 Kertész partecipò alla prima mostra indipendente di fotografia, conosciuta come il Salon de l’escalier, insieme a Berenice Abbott, George Hoyningen-Huene, Germaine Krull, Man Ray ed Eugène Atget. Nel 1933 si presentò per Kertész una buona occasione per dimostrare il proprio lavoro quando la rivista Le sourire gli offrì cinque pagine da riempire in piena libertà. Riprendendo il tema delle distorsioni che utilizzò già nel 1917 per delle immagini di un nuotatore, Kertész affittò uno specchio deformante da un circo e nel suo studio realizzò una serie di fotografie di due modelle, Hajinskaya Verackhatz e Nadia Kasine. Nasce la serie delle Distorsioni in cui Kertész cerca di applicare non tanto un surrealismo fine a se stesso, quanto una ricerca sulle possibilità di deformare il corpo umano, utilizzando la luce come solo lui sapeva fare. Nel 1936, interessato alle nuove correnti artistiche americane, si trasferì a New York. Inizialmente voleva rimanere solo per un anno di contatto, ma poi prolungò la permanenza fino al termine dei suoi giorni. Il lavoro alla Keystone durò solo un anno, perché il suo stile non era ben compreso dal fotogiornalismo statunitense, il quale richiedeva uno stile più rigoroso e prettamente didascalico. Proponendo il suo lavoro alla rivista Life, Kertész ottenne come risposta che “le sue immagini dicevano troppo”. Suo malgrado si adattò al nuovo stile e lavorò come collaboratore per molte riviste. Il 28 settembre 1985André Kertész morì lasciando più di 100.000 negativi. Nel 1997, ad un’asta di Christie’s, una sua opera (Pipa e occhiali di Mondrian del 1926) fu aggiudicata per 376.500 dollari.